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Insieme sui passi del Sinodo
Il vescovo mons. Antonino Raspanti invita a vivere con fiducia il nuovo anno pastorale, nell’orizzonte del Giubileo che volge al termine e con l’avvio della fase attuativa del Cammino Sinodale, guidata dal Documento Finale del Sinodo dei Vescovi e dalle Tracce. Per ragioni a tutti note, la fase celebrativa si chiuderà a fine ottobre e solo qualche mese dopo sarà disponibile il documento di sintesi finale: occorre pertanto attendere prima di intraprendere nuove direzioni.
Il presule ricorda, inoltre, l’eredità di Papa Francesco e il dono del nuovo pontefice Leone XIV, richiamando corresponsabilità, discernimento e conversione dei processi per una Chiesa sempre più missionaria e sinodale. Affida, infine, il cammino alla misericordia di Dio e alla materna protezione di Maria.
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Cari Fedeli,
Intraprendiamo un nuovo anno pastorale con la fiducia nel cuore per il cammino che lo Spirito apre innanzi a noi e lungo il quale ci accompagna. Nell’anno giubilare che volge al termine sperimentiamo innumerevoli eventi di comunione ecclesiale, dove già abbiamo insieme ascoltato, celebrato e vissuto l’incontro con Gesù risorto.
Non dimentichiamo la dipartita pasquale di Papa Francesco, che teniamo presente nella preghiera con sentimenti di gratitudine, e il dono del nuovo pontefice, Leone XIV, al quale va il nostro filiale e obbediente saluto nella comunione delle Chiese. Alcuni di noi hanno avuto la gioia di incontrarlo, seppur velocemente, avvertendo quanta pace egli trasmetta con la sua persona.
- Siamo al passaggio cruciale del Cammino Sinodale della Chiesa Italiana e, quindi, anche della nostra Diocesi. Per ragioni a tutti note, chiuderemo la fase celebrativa a fine ottobre e qualche mese dopo disporremo del documento di sintesi finale. È pertanto doveroso attendere ancora un po’ prima di offrire nuove indicazioni e intraprendere precise direzioni nel cammino diocesano. Disponiamo, nondimeno, da un anno del Documento Finale del Sinodo dei Vescovi, al quale sono seguite le Tracce per la fase attuativa, che descrivono le ulteriori tappe invitando a tempi e percorsi precisi, che vorremmo anche noi seguire. D’altronde abbiamo la nostra Sintesi Diocesana del cammino per la fase profetica, dove sono emerse tante indicazioni, che andranno riprese e articolate insieme per tentarne l’attuazione. E soprattutto abbiamo vissuto e maturato una discreta esperienza di fitto dialogo che ci ha arricchito, ma anche messo in luce le carenze della nostra Chiesa. Così ci esprimevamo nella Sintesi: «Le discussioni hanno evidenziato il desiderio di una Chiesa più comunitaria e corresponsabile, capace di valorizzare i carismi e promuovere una maggiore partecipazione dei laici. Tuttavia, è emersa la difficoltà nel proporre risposte concrete».
Il Sinodo dei Vescovi ci ha offerto il Documento Finale (DF) quale punto di riferimento, che esprime il consenso raggiunto al termine del discernimento dei Pastori provenienti da tutte le Chiese e, in quanto parte del Magistero ordinario del Successore di Pietro, impegna l’intero Popolo di Dio indicando la direzione in cui procedere. Volentieri, pertanto, iniziamo facendolo oggetto di studio, preghiera e dialogo tra di noi.
- La prima tappa della fase attuativa è stata aperta da Papa Francesco, il quale ci ha invitato a realizzarla sia nelle Chiese locali sia nei raggruppamenti di Chiese dal giugno 2025 al dicembre 2026, per giungere nel primo semestre 2027 all’Assemblea di valutazione diocesana. La Chiesa acese apre formalmente la fase attuativa con l’Assemblea ecclesiale del 1 ottobre 2025. «La fase attuativa ha come obiettivo sperimentare pratiche e strutture rinnovate, che rendano sempre più sinodale la vita della Chiesa, a partire della prospettiva complessiva tracciata dal Documento Finale, in vista di un più efficace svolgimento della missione di evangelizzazione … Ogni Chiesa locale, ogni comunità parrocchiale potrà praticare la sinodalità dentro la propria pastorale ordinaria, migliorando il modo in cui svolge la propria missione attraverso il discernimento ecclesiale che lo Spirito Santo oggi ci richiede» (Tracce 1).
Entriamo pertanto, e per certi aspetti proseguiamo, in una fase sperimentale che accosta la cura pastorale diocesana in modo rinnovato: sia nel decidere ambiti, contenuti e percorsi sia nel tentativo di attuarli occorre prestare attenzione alla metodologia sinodale. Come i documenti citati ricordano spesso, non si tratta di applicare pedantemente passaggi prescritti da un metodo messo a punto dagli esperti, quanto di sperimentare concretamente la comunione ecclesiale che è dono dello Spirito, umilmente accolto da tutti noi attraverso l’incontro e il confronto di ciò che emerge dal nostro cuore, nel rispetto dei diversi livelli di responsabilità. «Crescere come Chiesa sinodale richiede un sapere che si apprende solo attraverso l’esperienza e ci apre una via all’incontro con il Signore. È quanto hanno vissuto in prima persona i partecipanti all’Assemblea sinodale; non a caso il Documento Finale comincia testimoniando come “vivendo la conversazione nello Spirito, in ascolto gli uni degli altri, abbiamo percepito la Sua presenza in mezzo a noi: la presenza di Colui che, donando lo Spirito Santo, continua a suscitare nel Suo Popolo una unità che è armonia delle differenze”» (Tracce 1). È questa anche l’esperienza che abbiamo fatto e continuiamo a fare nelle nostra Diocesi.
- In questa fase di transizione vorrei sottoporre alla vostra attenzione, come per altro feci lo scorso anno, il passaggio cruciale della sinodalità, che è insieme stile, metodo ed evento: la conversione dei processi. Mi servo del Documento Finale ai nn. 79-80 che trovo chiaro e completo:
Nella preghiera e nel dialogo fraterno, abbiamo riconosciuto che il discernimento ecclesiale, la cura dei processi decisionali e l’impegno a rendere conto del proprio operato e a valutare l’esito delle decisioni assunte sono pratiche con le quali rispondiamo alla Parola che ci indica le vie della missione. Queste tre pratiche sono strettamente intrecciate. I processi decisionali hanno bisogno del discernimento ecclesiale, che richiede l’ascolto in un clima di fiducia, che trasparenza e rendiconto sostengono. La fiducia deve essere reciproca: coloro che prendono le decisioni hanno bisogno di potersi fidare e ascoltare il Popolo di Dio, che a sua volta ha bisogno di potersi fidare di chi esercita l’autorità. Questa visione integrale evidenzia che ciascuna di queste pratiche dipende dalle altre e le sostiene, a servizio della capacità della Chiesa di svolgere la propria missione. Impegnarsi in processi decisionali imperniati sul discernimento ecclesiale e assumere una cultura della trasparenza, del rendiconto e della valutazione richiede una adeguata formazione non solo tecnica, ma capace di esplorarne i fondamenti teologici, biblici e spirituali. Tutti i Battezzati hanno bisogno di questa formazione alla testimonianza, alla missione, alla santità e al servizio, che mette in risalto la corresponsabilità. Assume forme particolari per coloro che svolgono incarichi di responsabilità o a servizio del discernimento ecclesiale
A partire dal mio ruolo di vescovo per proseguire con quello di tutte le componenti ecclesiali, nelle persone singole e associate, secondo i ministeri e i carismi ricevuti, nelle istituzioni ecclesiastiche e negli organismi collegiali, penso che sia primario impegno ricercare la conversione dei processi rispettando le tre pratiche sopra indicate. Pertanto credo necessario che studiamo e iniziamo a sperimentare sempre di più la loro pratica, aiutati dalla equipe sinodale di questa fase attuativa, affinché in ogni ambito si facciano passi nella direzione auspicata e già foriera di buoni frutti. Non dimentichiamo che «La forma sinodale della Chiesa è al servizio della sua missione e qualunque cambiamento nella vita della Chiesa ha lo scopo di renderla più capace di annunciare il Regno di Dio e testimoniare il Vangelo del Signore agli uomini e alle donne del nostro tempo» (Tracce).
Per evitare equivoci interpretativi, come se adesso cominciasse una nuova era, sinora sconosciuta, dobbiamo riconoscere che tanti passi sono stati compiuti negli anni passati in questa direzione, anche prima che il Cammino Sinodale fosse formalmente annunciato e intrapreso. Per limitarmi agli anni nei quali sono ad Acireale, ho visto lo sforzo di costituire o meglio valorizzare gli organismi di partecipazione diocesani e parrocchiali, il crescere della collaborazione tra gli uffici diocesani, la maggiore efficienza della curia diocesana in aiuto delle comunità; tutto questo ha già prodotto dei frutti che solo in futuro potranno valutarsi in modo appropriato.
- Per avvalorare quanto appena detto sul cammino da noi percorso e sapendo che siamo chiamati a condividere il nostro cammino con le Chiese sorelle (regionale, nazionale e continentale), desidero ancora una volta riportare un passo corposo delle Tracce quale esemplificazione di quel che abbiamo iniziato a fare e che dovremo portare avanti.
In questa linea e ferma restando la responsabilità di ogni Chiesa locale in merito all’attuazione delle indicazioni del DF nel proprio contesto, fin da ora … è possibile prevedere che le Chiese locali saranno chiamate a condividere i passi compiuti su alcuni ambiti specifici, secondo le modalità e forme che sembreranno più opportune. Tra questi ambiti segnaliamo:
- a) la promozione della spiritualità sinodale; b) l’effettivo accesso a funzioni di responsabilità e a ruoli di guida che non richiedono il sacramento dell’Ordine da parte di donne e uomini non ordinati, sia Laici e Laiche, sia Consacrate e Consacrati; c) la sperimentazione di forme di servizio e ministero che rispondano alle esigenze. pastorali nei diversi contesti; d) la pratica del discernimento ecclesiale; e) l’attivazione di processi decisionali in stile sinodale;
- f) la sperimentazione di forme appropriate di trasparenza, rendiconto e valutazione; g) l’obbligatorietà nelle Diocesi e nelle Parrocchie degli organismi di partecipazione previsti dal diritto, e il rinnovamento delle loro modalità di funzionamento in chiave sinodale; h) lo svolgimento regolare di assemblee ecclesiali locali e regionali; i) la valorizzazione del Sinodo diocesano e dell’Assemblea eparchiale; j) il rinnovamento in chiave sinodale missionaria della Parrocchie; k) la verifica del carattere sinodale dei cammini dell’Iniziazione Cristiana e, in generale, dei percorsi formativi e delle istituzioni ad essi deputate.
Se rileggiamo sia la Sintesi Diocesana della fase profetica sia, ancor prima, quella della fase sapienziale, riscontriamo di aver approfondito alcuni di questi ambiti, aver espresso desideri e perplessità, aver suggerito proposte da attuare. Dobbiamo, tuttavia, constatare che solo la metà delle nostre parrocchie ha portato avanti le tre tappe della fase celebrativa del Cammino Sinodale. Dobbiamo tenerne conto e chiedere/verificare con semplicità e attenzione con coloro che si sono arenati cosa sia successo. Questo ascolto non è solo doveroso, ma necessario per essere attenti allo Spirare divino.
L’apertura all’ascolto dello Spirito avviene anzitutto nella preghiera e nella meditazione della Parola di Dio personali; questo non basta a renderci certi di aver compreso i suggerimenti dello Spirito. A tal fine, il dialogo ecclesiale nelle sue varie articolazioni è essenziale; esso culmina nella liturgia, ma conosce tanti altri contesti e passaggi della vita quotidiana in cui si pratica, affinché la celebrazione liturgica esprima in verità l’ascolto obbediente della Parola e nutra la comunione ecclesiale.
Con fiducia affidiamoci alla misericordia divina in questa parte finale del Giubileo e attacchiamoci al manto materno di Maria Santissima. Lei saprà insegnarci ad accogliere il Figlio per offrirlo ancora una volta al mondo.
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CHIESA / 14° Anniversario Raspanti. Discorso augurale di Mons. Agostino Russo, vicario generale