
Commento di Don Orazio Tornabene
Lc 13,23: “Sono pochi quelli che si salvano?”
La salvezza non è questione di appartenenza formale o di abitudini religiose, ma di relazione viva con Lui e di scelte concrete.
Il Vangelo di questa domenica ci presenta una domanda soteriologica che da sempre accompagna il pensiero dell’uomo: «Sono pochi quelli che si salvano?» (Lc 13,23). Una domanda che l’umanità, nei secoli, ha indagato tra progresso tecnologico e riflessione filosofica, cercando risposte.
Negli ultimi tempi, soprattutto in Occidente, il peso di questo interrogativo è stato anestetizzato dalla negazione della vita eterna: dalla “morte di Dio” (Nietzsche) fino a un diffuso nichilismo pratico che spegne ogni desiderio di speranza. Storditi dalle cose, rischiamo di accontentarci di una felicità a buon mercato.
Gesù, invece, non risponde con numeri o statistiche, ma con un invito: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta» (Lc 13,24). La salvezza non è questione di appartenenza formale o di abitudini religiose, ma di relazione viva con Lui e di scelte concrete. Non basta “conoscere” Gesù: è necessario lasciarsi trasformare dalla sua Parola, entrare nel suo modo di pensare.
La prima lettura (Is 66) allarga gli orizzonti: Dio vuole radunare uomini e donne da ogni popolo e di ogni lingua.
La salvezza non è un privilegio riservato a pochi “eletti”, ma una chiamata universale.
Il suo Regno non ha confini, non esclude nessuno. È un messaggio attualissimo in un tempo in cui vediamo crescere muri, divisioni e logiche di esclusione. Il Signore, invece, sogna una tavola aperta a tutti.
Tutto questo comporta impegno. La seconda lettura (Eb 12), infatti, ci ricorda che il cammino della fede non è privo di fatica.
La “porta stretta” non è un ostacolo insormontabile, ma l’immagine di un amore esigente: quello che educa, corregge, chiede di crescere.
Come un padre che educa i figli, Dio ci allena alla libertà e alla responsabilità, per renderci uomini e donne maturi, capaci di scegliere il bene.
Se volessimo attualizzare, oggi le “porte larghe” che seducono sono molteplici: l’indifferenza, il pensare solo a sé, l’illusione di bastare a noi stessi, la ricerca di successo e di visibilità a tutti i costi. Il Vangelo ci chiede di andare controcorrente e scegliere il perdono invece dell’indifferenza, il servizio invece del potere, la condivisione invece dell’accumulo, la fraternità invece dell’individualismo. Non è facile, ma è la via che rende autentici e felici.
In fondo, la vera domanda non è: «Quanti si salvano?», ma piuttosto: «Io, da che parte voglio stare?»
Il Signore oggi ci invita a non rimandare, a non restare spettatori, ma a decidere di passare per quella porta stretta che conduce alla vita piena: la croce, l’abbraccio di Cristo al mondo.
Buona Domenica a tutti.