Commento di Don Orazio Tornabene

«Bisogna pregare sempre, senza stancarsi mai» (Lc 18,1)
La liturgia di questa domenica ci pone davanti a un tema legato alla fede che ringrazia della scorsa domenica: la preghiera perseverante.
Il lebbroso è tornato a ringraziare per la guarigione e, questo tornare, gli ha guadagnato la salvezza. Oggi, Gesù racconta la parabola della vedova importuna e del giudice iniquo per mostrare che «bisogna pregare sempre, senza stancarsi mai» (Lc 18,1).
La preghiera non è un gesto magico per ottenere ciò che vogliamo, ma un atto di fiducia che ci educa alla pazienza e ci radica nella fede.
La vedova, figura fragile e socialmente irrilevante, diventa immagine della fede ostinata, che non si arrende di fronte al silenzio apparente di Dio. Essa insiste, bussa, domanda. E Gesù ci invita a fare lo stesso: non perché Dio sia sordo o distratto, ma perché nel perseverare il nostro cuore si purifica e la preghiera diventa incontro autentico con Lui.
La prima lettura ce lo ricorda con un’immagine potente: Mosè con le braccia alzate mentre Israele combatte contro Amalèk. Quando le sue braccia si abbassano, il popolo soccombe; quando le tiene alzate, vince. La vittoria non dipende dalla forza militare, ma dalla preghiera sostenuta dalla comunione: Aronne e Cur reggono le mani di Mosè, perché da solo non ce la farebbe.
Così anche noi abbiamo bisogno della preghiera della Chiesa, della comunità che sostiene la nostra fede nei momenti di stanchezza.
San Paolo, nella seconda lettura, invita Timoteo a «rimanere saldo in ciò che ha imparato» e a nutrirsi della Parola di Dio, che è «utile per insegnare, convincere, correggere ed educare alla giustizia» (2Tm 3,16).
La preghiera perseverante trova forza e luce proprio nella Parola: senza di essa, rischia di ridursi a un monologo; con essa, diventa dialogo vivo con il Signore.
Alla fine, Gesù conclude con una domanda che trafigge il cuore: «Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?» (Lc 18,8).
Non chiede se troverà opere, progetti o iniziative, ma fede: una fede che non si arrende, che continua a pregare anche quando tutto sembra inutile.
Trovare la fede implica anche il trovare l’uomo, il soggetto che vive la fede. In un mondo dove tutto deve essere rapido e immediato, la preghiera perseverante è un atto di resistenza evangelica: è credere che il tempo appartiene a Dio, che Egli ascolta anche i nostri silenzi e che ogni supplica, anche la più nascosta, entra nel suo cuore.
Pregare sempre, senza stancarsi: questo è il segreto della speranza.
Le braccia di Mosè, la voce della vedova, la fedeltà di Timoteo ci ricordano che la preghiera è la linfa della fede e la via attraverso la quale Dio trasforma la storia.
Buona Domenica a tutti
