Riflessione / Esaltazione della Santa Croce

14 settembre 2025

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Commento di Don Orazio Tornabene


Questa domenica celebriamo una festa molto importante: l’Esaltazione della Croce.

Da strumento di condanna e di vergogna, la croce è diventata il segno più alto dell’amore di Dio. Oggi contempliamo il mistero di un paradosso: ciò che agli occhi del mondo era sconfitta, in Cristo diventa vittoria.

«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna» (Gv 3,14-15).

La prima lettura ci offre un’immagine forte: il popolo vessato dai serpenti velenosi, segno del morso del peccato, del “serpente antico” che porta alla morte (cf. Ap 12,9). A chi guardava il serpente di bronzo innalzato, Dio donava la guarigione: un rimedio sorprendente, perché proprio guardare un serpente, dopo esser stati feriti dai serpenti, diventava fonte di salvezza. Ma quell’antico segno trova il suo pieno compimento in Cristo.

L’uomo, ferito dal peccato, alza lo sguardo al Figlio dell’Uomo, trafitto per noi; e, nello stesso tempo, guarda al Figlio di Dio, l’unico che può salvare.

In Lui la ferita diventa luogo di guarigione, il peccato sconfitto diventa occasione di grazia, la morte viene trasformata in vita.

Gesù nel mistero dell’altare dove, nell’eucaristia, attualizziamo il sacrificio della croce, si dona a noi qual farmaco d’immortalità.

In greco la parola “farmakon” indica sia veleno sia antidoto: ciò che ferisce può anche diventare ciò che guarisce. Gesù si è fatto peccato per noi (cf. 2Cor 5,21): ha preso su di sé il veleno del male per donare all’umanità l’antidoto della salvezza.

San Paolo lo afferma con parole potenti: «Gesù umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte, e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò» (Fil 2,8-9).

La croce non è culto della sofferenza, ma celebrazione dell’amore che si dona senza misura e che vince il veleno del peccato.

La logica evangelica è chiara: chi si abbassa sarà innalzato dal Padre; chi sceglie l’umiltà troverà la vera esaltazione.

In un tempo come il nostro, segnato da individualismo e ricerca del successo, la croce resta segno di contraddizione. Essa ci ricorda che la vera grandezza non sta nell’apparire, ma nel servire; non nell’accumulare, ma nel donare; non nel prevalere sugli altri, ma nel risorgere con gli altri nell’amore.

Guardare alla croce significa fissare gli occhi su Cristo: vero uomo che condivide le nostre ferite, vero Dio che solo può salvarci. La croce, innalzata tra cielo e terra, continua a proclamare che l’amore è più forte del peccato, più potente del veleno del male, più grande della stessa morte.

La croce è scala per salire al cielo e abbraccio d’amore al prossimo.

Ecco perché esaltiamo la croce: perché in essa non contempliamo il dolore, ma la vittoria dell’Amore.

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12 Settembre 2025
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