Commento al Vangelo / XXII Domenica del Tempo Ordinario

31 agosto 2025

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Commento di Don Orazio Tornabene

«Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato» (Lc 14,11)

 Scegliere l’ultimo posto non è segno di umiliazione sterile, ma di fiducia: Dio capovolge le logiche del mondo e ciò che è ultimo sulla terra diventa primo nel Regno dei cieli.



Il filo conduttore delle letture di questa domenica è l’umiltà. Un tema sempre attuale, forse ancora di più oggi, in un tempo in cui la frenesia della vita porta spesso con sé superbia e arroganza.

La liturgia ci consegna, dal libro del Siracide, parole luminose e sempre nuove: «Quanto più sei grande, tanto più fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore. Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi, ma ai miti Dio rivela i suoi segreti» (Sir 3,18-19).

Queste parole della sapienza rimandano al Magnificat di Maria, sedes sapientiae:«Ha guardato l’umiltà della sua serva, d’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata… ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili» (Lc 1,48.52).

L’umiltà innalza e rende beati, la superbia invece abbassa. Chi si lascia guidare dall’arroganza, infatti, spesso finisce per compiere gesti meschini, rivelandosi incapace perfino di amare se stesso.

Il Siracide ci conduce anche alla beatitudine evangelica: «Beati i miti, perché erediteranno la terra». Ma di quale terra si tratta? Lo spiega l’autore della Lettera agli Ebrei: «Voi vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste, a migliaia di angeli, all’assemblea festosa… a Gesù, mediatore dell’alleanza nuova» (Eb 12,22-24).

Questa è la vera eredità: la comunione con Dio. Egli è il monte verso cui camminiamo, la città che desideriamo abitare, la luce di cui abbiamo bisogno più del pane quotidiano.

Nella logica del Vangelo, dunque, l’umiltà non è un “optional”, ma un passaggio essenziale. Gesù lo mostra con la parabola degli invitati al banchetto: «Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato» (Lc 14,11). Scegliere l’ultimo posto non è segno di umiliazione sterile, ma di fiducia: Dio capovolge le logiche del mondo e ciò che è ultimo sulla terra diventa primo nel Regno dei cieli.

L’umile, pertanto, non resta senza ricompensa: sarà onorato alla risurrezione dei giusti.

E oggi, nel tempo della competizione e dell’apparenza, l’umiltà non è debolezza ma forza.

Cos’è più semplice agire con superbia o rimanere piccoli?

L’umiltà è la via per abitare già da ora la Gerusalemme celeste, dove l’unico vero trono è quello della croce di Cristo.

Buona Domenica a tutti.

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29 Agosto 2025
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