Commento al Vangelo/ XIX domenica del Tempo Ordinario

10 agosto 2025

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Commento di Don Orazio Tornabene

“Non temere, piccolo gregge: al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno” (Lc 12,32)



Questa parola di Gesù è un abbraccio.

In un mondo che esalta la grandezza, il potere, i numeri, il Signore si rivolge a un “piccolo gregge”. Ai suoi discepoli, a noi. E dice: non temete.

La paura, che spesso ci immobilizza, viene vinta dalla certezza che il Padre ci ha già fatto un dono immenso: il Regno dei cieli. Non lo dobbiamo conquistare con le nostre forze. È un dono. Ma per accoglierlo, ci vuole fede.

Ed è proprio la fede il filo rosso che attraversa le letture di oggi. La fede che rende liberi.

Il libro della Sapienza ci ricorda come gli Israeliti, prima di uscire dall’Egitto, siano stati sostenuti da una “notte di salvezza” nella quale Dio ha agito. E la Lettera agli Ebrei elogia la fede di Abramo: un uomo che ha creduto anche quando tutto sembrava impossibile. Ha lasciato la sua terra, ha obbedito, ha atteso, ha creduto nella promessa anche quando la logica diceva il contrario. Fede è camminare al buio fidandosi della Luce.

Noi, oggi, siamo chiamati alla stessa fiducia. E Gesù ci dice come viverla.

Nel Vangelo, il Signore ci invita a liberarci dall’ansia del possesso, a vendere ciò che abbiamo per darlo ai poveri. Non è un discorso economico, ma spirituale. Ci chiede di svuotarci di ciò che ci appesantisce, ci rende rigidi, ci chiude il cuore. Solo così potremo accumulare un tesoro in cielo, un tesoro che non può essere rubato o consumato. Un tesoro che ha un paradigma solo: l’Amore vissuto.

Dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore”.

È questa la frase-chiave: Gesù ci chiede di guardarci dentro e chiederci qual è il mio vero tesoro? Dove impiego il mio tempo, le mie energie, i miei sogni?

Poi aggiunge una parola forte: “Siate pronti”.

Lo dice con un’immagine potente: vesti strette ai fianchi, lampade accese, come chi aspetta il ritorno del padrone di casa dopo le nozze. Chi ama, attende. Veglia. Rimane desto.

Sant’Agostino diceva con timore e verità: “Timeo Iesum transeuntem et non redeuntem” cioè, Temo Gesù che passa e non torna più”.

Un Dio che bussa alla porta della nostra vita… ci troverà svegli? Ci troverà pronti?

Gesù chiama beati quei servi che il padrone troverà svegli: non solo perché saranno ricompensati, ma perché accadrà qualcosa di incredibile, sarà lui, il Signore, a servirli.

Il Vangelo capovolge ogni logica: Dio non si comporta da padrone, ma da servo. E chi veglia per amore, sarà sorpreso da un Amore più grande.

Allora, anche noi, teniamoci pronti. Non come chi ha paura, ma come chi ama. Come chi sa che la vita vera non è nei granai pieni, ma nel cuore libero. Come chi crede che ogni giorno può essere il giorno della venuta del Signore, non solo alla fine dei tempi, ma in ogni volto, in ogni occasione, in ogni povero che ci è dato di incontrare.

Pertanto,Non temere, piccolo gregge”… il Signore ci affida il suo Regno, ma ci chiede un cuore vigilante e leggero. Un cuore che veglia, ama, dona. E che, quando Lui passerà, sia pronto ad aprirgli subito.

Buona domenica.

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9 Agosto 2025
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