Commento al Vangelo / XXIII Domenica del Tempo Ordinario

7 settembre 2025

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Commento di Don Orazio Tornabene

A stento immaginiamo le cose terrene, e con fatica scopriamo quelle a portata di mano; ma chi può rintracciare le cose del cielo? Chi avrebbe conosciuto il tuo volere, se tu non gli avessi dato la sapienza e dall’alto non gli avessi inviato il tuo santo spirito?» (Sap 9,16-17)



La liturgia di oggi ci mette davanti a una domanda radicale: cosa significa davvero seguire Gesù?

Il Vangelo è chiaro e, allo stesso tempo, scomodo: «Chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo». Questo è un invito a scegliere Cristo come priorità assoluta, senza compromessi e senza mezze misure. Gli averi hanno il difetto che alla lunga fanno diventare avari, diventando essi stessi padroni e regolatori delle nostre scelte.

La prima lettura, tratta dal libro della Sapienza, infatti, ci ricorda la nostra fragilità nel riconoscere e vedere la volontà di Dio: «A stento immaginiamo le cose terrene, e con fatica scopriamo quelle a portata di mano; ma chi può rintracciare le cose del cielo? Chi avrebbe conosciuto il tuo volere, se tu non gli avessi dato la sapienza e dall’alto non gli avessi inviato il tuo santo spirito?» (Sap 9,16-17).

Da soli non siamo capaci di comprendere e discernere la via giusta: abbiamo bisogno dello Spirito Santo che illumini le nostre scelte, altrimenti rischiamo di camminare a vuoto.

La seconda lettura, dalla lettera a Filemone, ci offre un esempio concreto di discepolato.

Paolo, con grande delicatezza, invita Filemone ad accogliere Onesimo non più come schiavo, ma come fratello, perché nel tempo della sua prigionia lo ha “generato nelle catene” alla fede. Il Vangelo cambia le relazioni, trasforma i legami, abbatte le logiche del dominio.

In Cristo, le etichette sociali si annullano e ognuno diventa fratello o sorella. Seguire Gesù vuol dire accogliere l’altro come tale, anche quando costa, anche quando va contro la mentalità dominante.

Quindi, comprendiamo bene perché Gesù, nel Vangelo, ci chiede innanzitutto di amarlo più di ogni altra cosa, perché questo è il primo comandamento: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua mente e tutte le tue forze.

A tal punto da amarlo più dei genitori, moglie, figli e persino della propria vita, la quale è sempre dono di Dio. Pertanto, il discepolato è qualcosa di serio.

Da qui nasce un’altra immagine forte: quella di “calcolare le spese”, come chi costruisce una torre o chi va in guerra. Non per scoraggiarci, ma per renderci consapevoli che il Vangelo non si vive per abitudine o superficialità.

È una scelta che implica sacrifici, rinunce, conversione continua.

In una società che spesso propone una fede “light”, fatta di riti senza vita e parole senza conseguenze, Gesù ci richiama alla radicalità dell’amore, a Lui, che conseguentemente diventa amare il prossimo come se stessi (il secondo dei comandamenti).

Emblematico è l’epilogo del Vangelo: «Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo» (Lc 14,33). Non si tratta di un impoverimento sterile, ma di un cuore libero, capace di amare davvero.

In fondo, il messaggio di oggi è semplice e potente: seguire Cristo è una scelta seria, che costa, ma che rende liberi e felici.

Non si tratta di perdere qualcosa, ma di guadagnare tutto: una vita piena, una fraternità autentica, la gioia del Regno di Dio.

Buona domenica a tutti.

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6 Settembre 2025
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