Giubileo dei giovani / il racconto di Enrica, pellegrina della diocesi di Acireale

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Giubileo dei Giovani: un viaggio di fede, unità e speranza nel cuore della Chiesa



Articolo di Enrica Rabuazzo

Parrocchia Santi Cosma e Damiano (Acireale)

Racchiudere l’esperienza del Giubileo dei Giovani in poche parole è difficile, quasi impossibile! Ciò che si è vissuto a Roma in quei giorni non è solo un evento, ma un pellegrinaggio dell’anima, un’esplosione di fede condivisa, un abbraccio globale di emozioni, preghiere, incontri, passi, volti, silenzi e canti.

È stato un viaggio interiore e comunitario che ha acceso nel cuore di migliaia di ragazzi una luce capace di illuminare il presente e dare forma al futuro… la stessa luce che i giovani della nostra Diocesi hanno ricevuto ed hanno riportato a casa.

Con zaini uguali e cuori diversi, ma uniti da una stessa meta, i giovani hanno invaso le strade ed il cuore della Capitale. Hanno cantato, ballato, sventolato bandiere, attraversato con commozione le Porte Sante, simbolo di passaggio, rinascita e apertura di cuore. Hanno riso nelle corse affannate tra metro affollate e piazze gremite, incontrando e abbracciando culture e nazionalità diverse, uniti da una gioia contagiosa che sembrava smuovere l’intera città.

Hanno sentito la fatica nelle gambe, ma anche la forza di una fede condivisa che trasforma la stanchezza in offerta.

Hanno dormito fianco a fianco, come fratelli, condividendo uno spazio semplice: una palestra, senza comodità, ma colma di vita. Lì, tra sacchi a pelo e zaini sparsi, quel luogo si è trasformato in una vera casa. Una casa fatta di sguardi, sorrisi, parole scambiate prima di dormire, risate improvvise, silenzi condivisi.

Una casa che è diventata terreno fertile per l’incontro, la comunione, il confronto, la conoscenza reciproca, il dialogo sincero e la nascita di nuove amicizie. Un luogo ordinario che, grazie alla fraternità vissuta, è diventato straordinario.

I momenti di preghiera sono stati intensi e profondi. In silenzio, ma anche in canto, perché, come dice sant’Agostino, “chi canta prega due volte”, i giovani hanno elevato le loro voci e i loro cuori.

Molti si sono accostati al sacramento della Riconciliazione attraverso la Liturgia Penitenziale, svoltasi nella parrocchia Santa Maria Goretti, organizzata dai sacerdoti e guidata dai seminaristi del seminario di Acireale. Con parole semplici e un ascolto sincero, hanno permesso ai ragazzi di sperimentare la forza liberante del perdono di Cristo, riscoprendosi parte viva di una comunità che accoglie, accompagna e ama.

Tra i momenti più significativi, la partecipazione alla Festa degli Italiani, presieduta dal cardinale Matteo Zuppi, che con la sua allegria e passione ha ricordato come la Chiesa sia casa, madre, rifugio. Ai giovani ha rivolto un forte appello: “Disarmate il cuore”, perché solo così si può essere costruttori di pace in un mondo che spesso parla di morte e buio, come ha ricordato anche il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme.

Il cardinale Zuppi ha lasciato un messaggio che è già missione: “Le nostre comunità, anche le più piccole, sono grandi se c’è dentro il Signore. Piccole, ma mai mediocri. Libere, perché legate dall’amore.”

Altro momento di grande intensità è stato l’incontro con il vescovo della nostra diocesi Mons. Antonino Raspanti, che ha accolto con gioia le emozioni dei giovani, creando uno spazio di ascolto autentico, dialogo sincero e confronto fraterno.

Le sue parole hanno acceso il pensiero: “I giovani avranno sulle spalle la Chiesa dei prossimi decenni. Nonostante le difficoltà, bisogna imparare a credere. La fede non è teoria, ma un cammino vivo, un entrare in relazione profonda con Cristo. Oggi credere è difficile, ma Gesù resta sempre lo stesso: è presente ogni giorno.”

L’incontro è stato impreziosito da due testimonianze che hanno lasciato un segno profondo: la prima, quella di un giovane detenuto accompagnato dal cappellano dell’Istituto penale minorile, che ha raccontato il proprio cammino di consapevolezza e riscatto, sottolineando come l’amore di Dio non abbia confini né condizioni. La seconda, quella di due ragazze della Comunità Papa Giovanni XXIII, che hanno testimoniato la forza dell’accoglienza e dell’amore vissuto nella loro casa famiglia, dove la parola “famiglia” si dilata oltre i legami biologici, diventando rifugio, scelta e missione.

Due storie diverse, unite da una stessa verità: la fede è motore di cambiamento reale.

Dopo un breve trasferimento in metropolitana, i giovani hanno partecipato alla celebrazione eucaristica per i giovani di tutta la Sicilia, un momento corale e profondamente identitario, in cui sentirsi un solo popolo, una sola Chiesa.

Il culmine emotivo ed esperienziale è stato senza dubbio il pellegrinaggio verso Tor Vergata. Sotto il sole cocente, tra chilometri di strada e canti di speranza, ogni passo è diventato preghiera, ogni fatica un’offerta. E lì, nel grande spazio simbolo della Giornata Mondiale della Gioventù del 2000, un milione di giovani hanno vegliato con il Papa, in un silenzio carico di Spirito Santo, in una comunione che ha fatto vibrare il cielo.

Il giorno seguente, l’attesissimo incontro con Papa Leone XIV: il suo passaggio tra i giovani è stato un momento di grazia. Ha incrociato sguardi, ascoltato voci, impartito benedizioni. E in quel gesto semplice e potente, i ragazzi si sono sentiti la “gioventù del Papa”, non solo di Leone XIV, ma anche di Giovanni Paolo II, di Francesco, di tutti i pastori che continuano a vegliare su di loro, da vicino o da lontano. In quel momento, molti hanno capito che non erano semplici partecipanti: erano Chiesa.

Una Chiesa viva, forte, giovane, con la “C” maiuscola. Una Chiesa che non si lascia abbattere dalle difficoltà, che non si lascia scoraggiare da un mondo che cambia, ma che spera, si dona, costruisce. Ovunque. Sempre.

Durante la Veglia e la Santa Messa, il Papa ha rivolto parole di grande forza e verità: “l’amicizia è la soluzione alla pace”, ha detto con decisione.

Poi ha invitato i giovani a interrogarsi: “Dove troviamo il coraggio di scegliere? Come possiamo vivere l’avventura della vita compiendo scelte radicali?

La risposta è nel Vangelo: “Il coraggio nasce dall’amore, perché è Cristo che ci sceglie per primi. L’incontro con Gesù è la risposta all’attesa più profonda del cuore umano. È Gesù che cercate quando cercate la felicità. Lui vi aspetta.

Il Papa ha esortato i giovani a non temere le scelte radicali, quelle legate ai sacramenti, quelle che svelano la verità più profonda dell’essere umano. La fede, ha detto, è come un campo che va continuamente curato, anche nei tempi freddi e nei deserti della vita. “La nostra speranza è il Signore che vive dentro di noi. È un grido che sfonda la sordità del mondo, è uno stupore che supera ogni cecità.”

Infine, un invito a continuare a sognare, sperare, camminare insieme poiché i giovani sono l’oggi della Chiesa, cosi come diceva Papa Francesco. E così, in quei giorni giubilari così intensi, i giovani hanno visto volti felici, stanchi, spaventati, commossi. Hanno intrecciato nuove amicizie, legami duraturi, hanno costruito comunità e scoperto che non sono soli: nel mondo, i giovani ci sono, credono, sperano, testimoniano la loro fede. Ognuno, con i propri sogni, le proprie paure, ma uniti dalla speranza, intesa come attesa fiduciosa di un futuro abitato da Dio.

Un grazie sentito va a tutti coloro che hanno reso possibile questa esperienza: ai sacerdoti, agli accompagnatori, ai volontari. Un ringraziamento speciale va a Don Orazio Sciacca, direttore della Pastorale Giovanile, che con passione e dedizione ha reso possibile questo pellegrinaggio, diventando per noi un vero “papà” spirituale. È stato un vero e proprio abbraccio globale. Un’esperienza che resterà scolpita nel cuore.

Fate grandi cose e non accontentatevi. Se siete inquieti, vuol dire che siete vivi, ha ancora esortato Papa Leone XIV.

 

Articolo di Enrica Rabuazzo

 

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8 Agosto 2025
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