
“Marta lo ospitò… Maria ha scelto la parte migliore” (Lc 10,38-42)
Commento di Don Orazio Tornabene
Le letture di questa domenica ci introducono in un’esperienza concreta della vicinanza di Dio. Non un Dio distante, muto o indifferente, ma un Dio che si fa prossimo, che viene a visitarci, che bussa alla nostra porta per sedersi alla nostra mensa.
Un Dio che, se accolto, trasforma le vite e ci affida una missione.
“Il Signore apparve ad Abramo alle Querce di Mamre” (Gen 18,1)
Nella prima lettura Dio si manifesta ad Abramo nell’ora più calda del giorno, mentre siede all’ingresso della tenda. Tre uomini si avvicinano e Abramo corre loro incontro.
In quell’ospitalità non c’è solo cortesia: c’è l’apertura del cuore a un incontro che rivela il mistero di Dio.
Abramo prepara focacce, latte, carne… e in quel gesto di accoglienza, riceve una promessa: “Sara, tua moglie, avrà un figlio”.
Dio si lascia accogliere nella concretezza del quotidiano, nella carne di un ospite. E chi lo ospita, come Abramo, vede rifiorire la speranza anche dove ogni attesa sembrava spenta. Accogliere Dio è lasciare che la Sua presenza generi vita.
“Marta lo ospitò… Maria ha scelto la parte migliore” (Lc 10,38-42)
Nel Vangelo Gesù entra nella casa di Marta e Maria. Marta si affanna per servire, mentre Maria si siede ai suoi piedi ad ascoltare. Non si tratta di contrapporre il servizio all’ascolto, ma di riconoscere che l’ascolto viene prima e dà senso al fare.
Gesù non cerca solo mani operose, ma cuori aperti.
Vuole essere amato, ascoltato, riconosciuto come il Signore della vita. Come a Betania, anche nella nostra casa desidera trovare uno spazio dove riposare, dove essere accolto come un amico.
“Cristo in voi, speranza della gloria” (Col 1,27)
San Paolo, nella seconda lettura, ci offre la chiave per comprendere questa vicinanza: Cristo è in voi, è la speranza che già abita in noi. Non è solo un visitatore: è presenza viva nel cuore della Chiesa, che è il suo corpo.
E la Chiesa, proprio per questo, è inviata a rendere visibile questa presenza nei luoghi dove Dio è stato dimenticato o frainteso, ridotto a dottrina o a giudizio.
Siamo chiamati ad annunciare che Dio non ha mai smesso di cercare l’uomo e che nessuno è troppo lontano per essere raggiunto.
Siamo chiamati ad essere testimoni e la missione nasce dalla presenza di Gesù. Abramo accoglie, Marta serve, Maria ascolta, Paolo annuncia: quattro volti di una sola risposta alla vicinanza di Dio.
Quando il Signore si fa prossimo, chiede di essere accolto con tutto il nostro essere: con il cuore, con le mani, con il tempo, con la parola. Siamo spesso affaticati e agitati, come Marta. Ma Gesù ci ricorda che c’è una sola cosa davvero necessaria: lasciarci raggiungere da Lui. Accogliere Dio nella nostra casa significa lasciarci trasformare dalla Sua presenza.
Anche noi, come tende mobili, potremo allargare lo spazio per far entrare altri. Saremo tenda ospitale, segno vivente di un Dio che desidera abitare la nostra storia.
Come Paolo, fabbricante di tende, anche noi siamo chiamati a essere costruttori di spazi d’incontro, annunciatori di una notizia che cambia tutto: Dio è vicino, Dio è qui, Dio ci viene incontro. E lo fa per restare.
Accoglierlo oggi significa diventare Chiesa viva: capace di fare spazio, di ascoltare, di servire e di annunciare.
Don Orazio Tornabene