
«Questa vita – la vita di ognuno di loro – è stata tanto straordinaria per il rapporto con Cristo, che li chiamò alla sua sequela. Chiamò Simone, figlio di Giona, che fu pescatore in Galilea, e gli diede il nome di Pietro, cioè “pietra”. Chiamò pure Saulo di Tarso, che fu persecutore dei cristiani, e fece di lui l’apostolo delle genti, strumento eletto»
San Giovanni Paolo II
Commento di Don Orazio Tornabene
Oggi la Chiesa celebra due colonne fondamentali: Pietro e Paolo.
Diversi per temperamento, formazione, vocazione, ma uniti dalla stessa fede e dallo stesso amore per Cristo, fino a dare la vita per Lui.
Le letture ci aiutano a contemplare il loro carisma specifico e il dono che entrambi sono per la Chiesa.
Paolo, apostolo delle genti. Lui incarna la missionarietà e la Parola accessibile a tutti. Nella seconda lettura, Paolo scrive: «Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede». È lo sguardo del testimone che ha speso tutto per il Vangelo.
La sua missione è stata annunciare il Cristo ai pagani, rendere accessibile la Parola, attraversando confini culturali, geografici e religiosi. Paolo è stato il ponte tra le promesse di Israele e l’universalità del Vangelo.
È il discepolo inquieto, spinto dallo Spirito a portare l’annuncio dove Cristo non è ancora conosciuto, ma è già all’opera.
Anche oggi, nella nostra epoca, san Paolo ci ricorda che la Parola va comunicata con coraggio e intelligenza, nei linguaggi e nelle forme comprensibili all’uomo contemporaneo, senza annacquarla, ma incarnandola.
Pietro, il pescatore divenuto pastore di uomini. Lui vive, nonostante la fragilità umana, l’amore e l’unità nella sinodalità.
Nel Vangelo, Gesù chiede: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro risponde con fede e passione, e su questa professione di fede Gesù fonda la sua Chiesa.
Pietro è il pastore: colui che ama Cristo più di tutti e che ha il compito di confermare i fratelli nella fede.
Nella sua figura contempliamo il mistero dell’unità: la sinodalità, intesa come cammino comune, in ascolto della Parola, sotto la guida dello Spirito.
In un tempo in cui le distanze, le divisioni e le polarizzazioni feriscono anche la Chiesa, San Pietro ci ricorda che camminare insieme è il modo autentico di seguire Cristo. L’unità non è uniformità, ma comunione nella diversità.
Entrambi sono accomunati dal martirio, la testimonianza fino al sangue. Pietro e Paolo hanno concluso la loro corsa a Roma, suggellando con il sangue la loro fedeltà. Il loro martirio non è solo un atto eroico, ma l’espressione suprema dell’amore per Cristo.
In un tempo in cui la testimonianza è spesso timida, compromessa o selettiva, i santi Pietro e Paolo ci chiedono di tornare all’essenziale: amare Cristo più di tutto, anche a costo di perdere qualcosa, o tutto.
Questa solennità, quindi, ci invita:
- Con san Paolo, a portare il Vangelo oltre i confini della nostra zona di conforto.
- Con san Pietro, a vivere e custodire la fedeltà a Cristo e l’unità nella comunione.
- Con entrambi, a rendere la nostra vita una testimonianza vera, credibile, pasquale.
Buona Domenica a tutti!