
“Apparvero lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro” (At 2,3)
Commento di Don Orazio Tornabene
Nel Cenacolo i discepoli sono chiusi. Hanno vissuto la Pasqua, hanno incontrato il Risorto, ma la paura li trattiene.
È il momento sospeso, come lo è spesso anche la nostra vita: sappiamo che Cristo ha vinto la morte, ma non sempre troviamo la forza di uscire dal nostro rifugio interiore.
Ed è allora che lo Spirito irrompe, non come un’idea o una dottrina, ma come vento e fuoco: rompe i timori, accende i cuori, spinge all’esterno. I discepoli non possono più tacere, non possono più restare dentro.
La Parola esce, si fa lingua comprensibile a tutti. È l’inizio di una nuova umanità, riconciliata e universale.
Nel cuore di questo mistero vorrei collocare il sonetto, che è contenuto nella raccolta “Oltre l’Adesso. Nel divenire dell’essere”. Sonetto in cui ho cercato di far vibrare l’esperienza di Pentecoste attraverso immagini vive e interiori:
Pentecoste
Soffio che irrompe nelle fessure delle ferite;
acqua che disseta l’esistenza fallita.
Perché vivere reclusi nel timore,
quando accarezza il vitale tepore?
Fiamme che ardono. Voce che invita
ad uscire per effondere nuova vita.
Potente Vangelo dell’amore;
speranza, balsamo che consola il cuore.
Effusione di fuoco: animi rinnovati
dalla divina creatività,
linfa di novità e di comunione.
Pentecoste: annuncio e missione,
per donare a chi si incontra la felicità
di essere figli amati e rigenerati.
È questo lo Spirito che celebriamo: soffio che tocca le ferite; fuoco che riscalda l’anima; acqua che rigenera l’aridità; lingua che rende l’annuncio comprensibile a tutti; forza che spinge alla missione.
Pentecoste, dunque, non è una festa del passato. È il presente della Chiesa: è oggi che siamo inviati, è oggi che siamo abitati, è oggi che possiamo amare, servire, annunciare. Da quel cenacolo in eterno il Padre ed il Figlio effondono il dolce soffio dello Spirito sulla Chiesa. Dunque, è oggi che possiamo essere nuovi, perché lo Spirito è sempre creatore, mai ripetitivo, mai stanco.
Chiediamoci allora: Quale parola nuova lo Spirito vuole dire attraverso di me?
Quale fuoco vuole accendere nella mia comunità?
Quale ferita desidera toccare e guarire attraverso la mia presenza?
Lasciamoci invadere dallo Spirito e ripetiamo, con fiducia: “Vieni, Spirito Santo, e rinnova la faccia della terra… a partire da me.”
Buona Pentecoste!