
Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri
Commento di Don Orazio Tornabene
Nel cuore dell’ultima cena, quando Giuda è appena uscito per tradire, Gesù pronuncia parole che sembrerebbero fuori luogo: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato».
È proprio nel momento più buio, quando l’amico lo consegna, che Gesù svela la logica di Dio: la gloria passa attraverso il dono totale di sé, anche di fronte al rifiuto.
Dal tradimento, Dio non trae vendetta, ma compie l’atto d’amore più grande: la croce. È lì che il volto del Padre si mostra in tutta la sua bellezza.
Ed è lì che Gesù lascia ai suoi un testamento che non è un discorso morale, ma un’identità nuova: «Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi». È un amore che non si limita al sentimento, ma che si incarna nel periodo, nel servizio, nel sacrificio. È un amore che comprende bene che, nel suo versarsi come olio, risana lì dove passa.
Questo è il comandamento nuovo, non perché mai detto prima, ma perché vissuto in modo radicale e definitivo da Gesù. Non è solo un invito, ma una via: è l’unico distintivo che rende riconoscibili i discepoli. Non i segni esteriori, non le dottrine perfette, ma l’amore concreto, quotidiano, umile e fedele.
La prima lettura degli Atti ci mostra che questo amore si fa stile di comunità: Paolo e Barnaba, passando tra le prime Chiese, confermano i discepoli e li esortano a perseverare nella fede. Ed è proprio la comunità, nutrita di questo amore, che diventa grembo dove Dio “compie la sua dimora tra gli uomini” – come annuncia l’Apocalisse – rendendo nuove tutte le cose.
Anche oggi, nei piccoli e grandi tradimenti del mondo, nelle fatiche della vita comunitaria e nelle ferite personali, il Signore continua a compiere la sua opera: trasforma il male in occasione di dono e invita ciascuno di noi a fare dell’amore la misura del proprio vivere.
Solo se amiamo come Lui, il mondo potrà riconoscere che siamo suoi testimoni.
Buona Domenica a tutti.
18 Maggio 2025