
Commento di Don Orazio Tornabene
In questa domenica, detta del Buon Pastore, la liturgia ci offre un’immagine tenera e potente: quella di Cristo che si prende cura del suo gregge non da lontano, ma camminando in mezzo ad esso, chiamando ciascuno per nome, offrendo protezione, guida e – soprattutto – la propria vita.
Gesù nel vangelo dice: «Le mie pecore ascoltano la mia voce, e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno».
Non è una promessa astratta: è l’impegno concreto di chi custodisce non solo con la parola, ma con il dono totale di sé. La vera custodia, infatti, non è controllo o possesso, ma amore che si lascia consumare per l’altro. Solo chi è disposto a dare la vita può dire di essere davvero pastore.
Lo stesso ci viene mostrato nell’Apocalisse: l’Agnello, immagine paradossale di un Dio che si fa debole per amore, “sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita”.
Il Pastore si identifica con l’Agnello immolato, colui che si lascia sgozzare per dare salvezza all’intero gregge. Dalla parabola del Buon Pastore giunge la forte monizione per i ministri ordinati anzitutto, ma che vale anche per quanti guidano gruppi o movimenti: chi guida, nella logica del Vangelo, è chi si fa ultimo, chi versa il proprio sangue perché altri abbiano la vita.
Anche la prima lettura ci mostra gli apostoli che, rifiutati da alcuni, annunciano comunque con coraggio la Parola, disposti a soffrire pur di portare Cristo alle genti. È l’icona di una Chiesa che, come il suo Signore, non smette di dare la vita: non cerca potere, ma si dona. Non impone, ma propone. E gioisce perfino nella persecuzione.
In questa luce, la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni acquista senso profondo. Ogni vocazione autentica nasce da un incontro con il Pastore bello e buono e porta con sé una chiamata a custodire, ad accompagnare, a servire.
Nella Chiesa, servire è amare con tutto il proprio essere fino a dare la vita: nel ministero ordinato, nella vita consacrata, nel matrimonio, nella missione quotidiana dei laici.
Allora questa Domenica ci interpella: da chi ci lasciamo guidare? Sappiamo riconoscere la voce del Buon Pastore nella nostra vita? E siamo disposti, anche noi, a farci custodi di altri, a prezzo del dono di noi stessi?
Seguire il Buon Pastore significa imparare a vivere come Lui: da consegnati, da offerti, da innamorati.
Buona Domenica a tutti!