LE INDICAZIONI PASTORALI 2023-24 DEL VESCOVO RASPANTI PER I FEDELI

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UNA CHIESA CHE CAMMINA CON TUTTI

Cari Fedeli,

L’anno pastorale nel quale entriamo si preannuncia “decisivo” nel senso letterale del termine. Il Cammino Sinodale, infatti, ha completato la fase narrativa e si ferma adesso a discernere su quanto emerso nei vari incontri sinodali, ben riassunto nelle sintesi approntate dalla nostra equipe diocesana. In realtà, abbiamo già messo a fuoco alcuni punti critici, che interessano l’intero assetto pastorale da volgere nella direzione della missione. Questa scelta comporterà la riforma di alcuni aspetti della vita delle comunità, da quello della formazione e dei ministeri a quello delle strutture.

1. La Conferenza Episcopale Italiana ha compilato le Linee Guida di questa fase sapienziale, che potremo seguire come utili suggerimenti nella nostra Diocesi. Esse pongono l’episodio di Gesù con due discepoli cosiddetti di Emmaus quale icona paradigmatica del cammino. Il Maestro che cammina con loro, dialogando ed educando una fede ancora titubante, ben rappresenta quel che noi discepoli viviamo in questi anni. Abbiamo un gran bisogno di spingere avanti il nostro percorso di fede e coltivare la vita spirituale attraverso l’ascolto della Parola e la vita sacramentale.

Ho incontrato gli organismi di partecipazione diocesani e poi i consigli pastorali di ogni parrocchia, ponendo loro domande precise sulla riforma dell’assetto pastorale diocesano che dovremo portare avanti. Mi è sembrato di rivivere quel che spiegano le Linee Guida (p. 6): «Il Signore invita ancora oggi a parlare liberamente, a narrare fatiche e speranze; prende sul serio le delusioni, i mormorii, le sofferenze, le critiche, senza ribattere colpo su colpo, ma cercando di capire cosa c’è dentro”. Sullo stile di Gesù, l’ascolto della realtà e delle esperienze è anche per noi discepoli il primo passo per un discernimento autentico».

Mi sono accorto che dopo i primi sfoghi, scettici rispetto alle innovazioni, molti hanno iniziato a discutere più a fondo, alcuni anche a comprendere, superando i fraintendimenti iniziali come pure le rigidità dei preconcetti. Occorre, dunque, del tempo e continuare a incontrarsi, a dialogare ascoltandosi reciprocamente con umiltà, disponibilità e convinzione; possiamo dire che «sta crescendo un fiuto” ecclesiale, si sta formando un senso di fede” non più solo individuale ma condiviso (sensus fidei fidelium)» (p. 8). Non penso affatto che questo “senso dei fedeli” debba essere formato in voi, mentre io lo possiedo; al contrario, dobbiamo riceverlo tutti insieme, sebbene lo esprimeremo secondo il carisma e il ministero propri di ciascuno.

2. Per andare più a fondo nel Cammino Sinodale indìco la Visita Pastorale, i cui preliminari amministrativi sono già compiuti e il cui orizzonte sarà il raggiungimento del consenso dei fedeli (consensus fidelium), ovvero il confronto dei nostri disegni con la Tradizione e con il Magistero, con il cammino che la Chiesa italiana e quella universale stanno compiendo, sotto la guida di Papa Francesco. È un evento di grazia con il quale speriamo si dia un maggiore impulso alla evangelizzazione. Probabilmente non compiremo la Visita entrando in tutti gli ambiti del territorio nei minimi particolari, ma penso sia necessaria per dialogare, per capire insieme «come collegare la partenza e la meta, quali ponti costruire perché il rinnovamento ecclesiale, coltivato nella fase narrativa, non rimanga solo un sogno» (p. 11). «Sarebbe inutile e frustrante continuare a ripetere che la realtà non è più quella di prima e che, perciò, occorre realizzare una Chiesa più evangelica, se ora non si focalizzassero i passi da compiere con pazienza e con decisione. Non si chiede di operare un discernimento ecclesiale sull’uno o sull’altro ambito pastorale, ma sulle condizioni di possibilità” per una conversione di tutti gli ambiti. Si tratta, cioè, di sbloccare o snellire alcuni meccanismi, da molti ritenuti troppo pesanti, che possano favorire una Chiesa più sinodale e, quindi, più missionaria. Senza questa operazione di alleggerimento, diventa difficile affrontare in chiave missionaria qualsiasi azione pastorale, che si tratti dei giovani o delle donne, dei poveri o della cultura, della catechesi o della liturgia» (ibid.).

Raccolgo da molti di voi la fatica di continuare sugli stessi modelli, ormai secolari, sia per la caduta di partecipazione, sia per lo svuotamento dei significati, poco incisivi sulla vita quotidiana, sia per la stanchezza e l’invecchiamento degli operatori pastorali con la difficoltà di incrociare i giovani nelle loro problematiche. Pertanto, mi chiedo, se non sia possibile rivolgere alcune delle nostre migliori energie ad ambienti diversi, nuovi, laddove solitamente non riusciamo ad arrivare con l’annuncio evangelico.

Sappiamo che è inutile dare giudizi o approntare ricette, ma occorre favorire e ritrovare la sorgente della vita evangelica in noi, personalmente e comunitariamente: questa sola è missionaria. Nostro Signore ci viene incontro nella situazione di ogni giorno nella quale viviamo: essa è complessa, è disorientante, ma è anche la nocca con la quale Egli bussa alla porta del cuore e della mente perché la accogliamo, perché siamo consapevoli che dobbiamo pensare e ricercare per rispondere al meglio a questo appello, rispondere come è giusto e come è bene. Solo così usciamo dai rifugi degli stereotipi e dalla passività parassita, per donare vita, bene, giustizia e verità al mondo in cui siamo posti.

Come procedere? Ognuno di noi acquisti consapevolezza delle proprie responsabilità e possibilità. Purifichi sinceramente i sentimenti e si metta all’opera con fiducia. Bisogna che sorgiamo e compiamo con gioia e con serietà il dovere cristiano; che bramiamo il Regno di Dio; che ci sentiamo incalzati e intimamente assorbiti dal Regno che viene; che abbiamo gli occhi aperti per quello che dobbiamo fare e per quello che uomini, avvenimenti e cose reclamano. Le soluzioni allora si presentano da sé e le mete diventano chiare. Le parole vengono senza fatica, e si ricostituisce la comprensione e l’unione delle volontà (cf. Romano Guardini, La coscienza). Siamo chiamati ad afferrare la nostra situazione nelle sue specifiche particolarità, a interpretarla e a decidere quello che debba esser fatto, per corrispondere appieno alle sue esigenze, tramite le quali il Regno viene a noi.

3. «La fase sapienziale, infatti, ha il compito di individuare le scelte possibili, preparare delle proposte da condurre alla fase profetica, comprendere come si attua il consenso dei fedeli e come questo sostiene le scelte dei Pastori, focalizzandosi non su che cosa il mondo deve cambiare per avvicinarsi alla Chiesa”, ma su che cosa la Chiesa deve cambiare per favorire l’incontro del Vangelo con il mondo”» (p. 11).

Le Linee Guida hanno individuato cinque macro-temi emersi in Italia in questi due anni, nei quali la nostra Diocesi si ritrova ampiamente: 1) la missione secondo lo stile di prossimità; 2) il linguaggio e la comunicazione; 3) la formazione alla fede e alla vita; 4) la sinodalità permanente e la corresponsabilità; 5) il cambiamento delle strutture (p. 12).

La missione si estende a tutti i campi del nostro vivere, consapevoli della fine della “cristianità”, che ormai produce una esculturazione del cristianesimo anche nelle persone del nostro territorio, per quanto ancora, soprattutto nei piccoli centri, l’identità culturale si esprime con riti, tempi e modi propri del culto cristiano. Ma anche in questo caso occorre innovare, perché rischiamo che in tali riti e modi le giovani generazioni si ritrovino sempre meno, sì che essi siano spazzati via da una brutale globalizzazione. D’altra parte, avverto ancora flebile la nostra sensibilità verso il dialogo e lo scambio tra di noi e con larghe fasce di persone, come pure la presenza e l’impegno nei vari ambiti della vita sociale e politica, in un tempo nel quale la tensione etica è nettamente bassa.

4. Non mi fermo a trattare questi cinque macro-temi, come faremo nella ripresa dei gruppi sinodali con il metodo della conversazione e del discernimento spirituali, perché le Linee Guida sono ben disposte e ulteriore materiale esemplificativo sarà fornito nel corso dell’anno. Segnalo soltanto il valore della corresponsabilità, che dovrà concretamente emergere nel riconoscimento della ministerialità e nella partecipazione al cammino delle comunità parrocchiali e associative. Abbiamo molte presenze valide e generose tra i laici, ma occorre, a mio avviso, elevarle con una preparazione metodicamente coltivata, con una superiore solidità spirituale e integrarle in associazioni e movimenti organizzati, perché possano assumere maggiore responsabilità e continuità operativa nelle varie comunità. Infine segnalo, come già sapete, il rinnovamento delle strutture: quelle pastorali, amministrative e materiali. Questo è il lato più visibile del cambiamento, sul quale già stiamo intervenendo, per quanto gradualmente; esso rischia di essere il meno significativo in ordine al rinnovamento della missione: possiamo, infatti, cambiare i confini parrocchiali, i moduli educativi, la gestione degli edifici di culto, ma rimanere con i vecchi modi di pensare e di fare, indietreggiando inesorabilmente e non ponendo buone premesse per il futuro.

Infine, comprendiamo bene che esistono diversi livelli di azione e di decisione; noi siamo chiamati a dirigerci verso decisioni che riguardano direttamente la nostra giurisdizione diocesana; ma in alcuni ambiti possiamo contribuire a dare opinioni e suggerimenti di livello superiore, oppure a coordinarci con le diocesi vicine per camminare secondo una prassi e una disciplina almeno simili. Ci sono ambiti nei quali solo l’intera Conferenza Nazionale può cambiare o coordinare i cambiamenti nelle varie parti del Paese, soprattutto negli ambiti nei quali incrociamo le leggi dello Stato.

Penso che sia opportuno, pertanto, che in ogni comunità parrocchiale, nei movimenti, nelle associazioni e in altri luoghi dell’operatività pastorale si riprendano gli incontri sinodali attorno ai cinque macro-temi, scegliendo le priorità in base a quel che abbiamo già raggiunto e che ho appena segnalato sopra. Si pervenga alla formulazione di alcuni punti da mettere in decisione per gli anni successivi (fase profetica), prospettando per ogni punto più soluzioni possibili. Nei luoghi nei quali mi sarà possibile arrivare in tempo con la Visita Pastorale, avremo modo di interagire insieme su quanto prodotto. In ogni caso, quel che verrà fuori in questo anno sapienziale, sarà raccolto dalla nostra equipe e lo porteremo a decisioni man mano che le situazioni lo consentiranno o lo richiederanno, in sintonia con la Chiesa italiana.

5. Mentre ringrazio tutti coloro che si impegnano per l’edificazione della Chiesa nel nostro territorio, affidiamo ogni nostro disegno e nostra attività nella Vigna del Signore alla Vergine Maria, affinché li porti al cospetto del Figlio. Ci viene incontro l’Anno della Preghiera in preparazione al Giubileo prossimo. Papa Francesco invita a promuovere la centralità della preghiera individuale e comunitaria, suggerendo veri pellegrinaggi di preghiera verso l’Anno Santo. Quanto ci è necessario far nostro questo suggerimento in vista del discernimento.

Eleviamo la preghiera per il Cammino Sinodale:

Adsumus Sancte Spiritus

Siamo qui dinanzi a te, Spirito Santo: siamo tutti riuniti nel tuo nome.

Vieni a noi, assistici,

scendi nei nostri cuori. 

Insegnaci tu ciò che dobbiamo fare,

mostraci tu il cammino da seguire tutti insieme.

Non permettere che da noi peccatori sia lesa la giustizia,

non ci faccia sviare l’ignoranza,

non ci renda parziali l’umana simpatia,

perché siamo una sola cosa in te

e in nulla ci discostiamo dalla verità.

Lo chiediamo a Te,

che agisci in tutti i tempi e in tutti i luoghi,

in comunione con il Padre e con il Figlio,

per tutti i secoli dei secoli. Amen

 

S.E.R. Mons. ANTONINO RASPANTI

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2 Ottobre 2023
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