NOVENA DI NATALE – IL PRESEPIO, don Vittorio Rocca

Riflessioni - Novena di Natale

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NOVENA DI NATALE – IL PRESEPIO

24 dicembre, nono giorno

don Vittorio Rocca

Il primo dicembre scorso papa Francesco ci ha donato una bellissima “Lettera” «sul significato e il valore del presepio», che ha chiamato “Admirabile signum”, il mirabile segno.
Quest’anno le mie piccole riflessioni quotidiane della novena del Natale prenderanno allora spunto da questo “mirabile segno” che è il presepio e dal relativo testo del papa.

In questi giorni di Novena abbiamo insieme guardato il presepe. Ci ha aiutati papa Francesco con la sua  Lettera apostolica “Admirabile signum”. Siamo giunti alla vigilia di Natale.
Il Natale ha sempre ispirato i poeti. In “Nella notte di Natale”. Umberto Saba (1883-1957) spiega in brevi, ispirati versi, che la parola amore è strettamente collegata al concetto di perdono.
Io scrivo nella mia dolce stanzetta,
d’una candela al tenue chiarore,
ed una forza indomita d’amore
muove la stanca mano che si affretta.
Come debole e dolce il suon dell’ore!
Forse il bene invocato oggi m’aspetta.
Una serenità quasi perfetta
calma i battiti ardenti del mio cuore.
Notte fredda e stellata di Natale,
sai tu dirmi la fonte onde zampilla
Improvvisa la mia speranza buona?
È forse il sogno di Gesù che brilla
nell’anima dolente ed immortale
del giovane che ama, che perdona?
Vi auguro, cari amici, in conclusione di questa semplice novena di Natale, che fare il presepe sia l’occasione per invitare Gesù nella vita. Per farlo entrare a portare l’amore, il perdono. Nella vita di tutti i giorni non siamo più soli, Egli abita con noi. Non cambia magicamente le cose ma, se Lo accogliamo, ogni cosa può cambiare. Se Lui abita la nostra vita, la vita rinasce. E se la vita rinasce, è davvero Natale. Buon Natale a tutti!



16 dicembre, primo giorno
Scrive Francesco: «Non è importante come si allestisce il presepe, può essere sempre uguale o modificarsi ogni anno; ciò che conta, è che esso parli alla nostra vita».
Che cosa parla oggi alla nostra vita? Vorrei che per un attimo ce lo chiedessimo…Cosa parla oggi alla tua vita? Cosa ti attrae? Da cosa sei affascinato? Quali sono i segni che orientano il tuo cammino?
«Dovunque e in qualsiasi forma, il presepe racconta l’amore di Dio, il Dio che si è fatto bambino per dirci quanto è vicino ad ogni essere umano, in qualunque condizione si trovi». Ecco a cosa “serve” fare il presepe in chiesa e nelle nostre case: ricordarmi che Dio è amore, un amore che si è fatto piccolo, bambino; un amore che mi è vicino, che mi raggiunge anche oggi.
In questo primo giorno di Novena voglio fermarmi su questo pensiero. Voglio aprire il mio cuore a questo stupore “semplice” ma formidabile, capace di “parlare” alla mia vita: tu, o Dio, hai voluto condividere con me tutto per non lasciarmi mai solo.

17 dicembre, secondo giorno

Scrive Francesco nella sua “Lettera” sul presepio: «Rappresentare l’evento della nascita di Gesù equivale ad annunciare il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio con semplicità e gioia».
Allestire il presepe, allora, è come presentare un Vangelo vivo. Mentre Contemplo la scena del Natale sono invitato a mettermi spiritualmente in cammino.
In cammino verso dove? Dietro a chi? Mi metto in cammino attratto «dall’umiltà di Colui che si è fatto uomo per incontrare ogni uomo».
Oggi, in questo secondo giorno di Novena, desidero fermarmi a pensare che Egli mi ama a tal punto da unirsi a me, perché anch’io possa unirmi a Lui. E l’attendere diventa protendere, e l’attesa degli innamorati, della sposa del Cantico dei Cantici, e quel “mi manchi” di cui sono piene le grammatiche di chi ama.
Oggi questo ti voglio dire, Signore Gesù: mi manchi.

18 dicembre, terzo giorno

Scrive Francesco: «Gesù viene deposto in una mangiatoia, che in latino si dice praesepium, da cui presepe. Entrando in questo mondo, il Figlio di Dio trova posto dove gli animali vanno a mangiare».
La “mangiatoia”. “Prendete e mangiate…questo è il mio corpo”.Il Bambino di Betlemme – il Dio che si è fatto carne – ci rimanda da subito all’Eucarestia, il Dio che si è fatto pane per farsi nostro cibo.
Dio dà il pane agli affamati. La mangiatoia…e se anch’io fossi chiamato a diventare mangiatoia per chi ha fame? “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare”.
In questo terzo giorno di Novena sto comprendendo che il movimento dell’amore è donare e non prendere; servire e non dominare; unirsi e non respingere. Fa’, o Signore, che ti possa mangiare nell’Eucarestia, che possa adorarti davanti al tabernacolo e riconoscerti e riceverti quando sei “nascosto” sotto gli stracci di un povero.
19 dicembre, quarto giorno
Scrive Francesco: «Perché il presepe suscita tanto stupore e ci commuove? Anzitutto perché manifesta la tenerezza di Dio. Lui, il Creatore dell’universo, si abbassa alla nostra piccolezza. Il dono della vita, già misterioso ogni volta per noi, ci affascina ancora di più vedendo che Colui che è nato da Maria è la fonte e il sostegno di ogni vita. In Gesù, il Padre ci ha dato un fratello che viene a cercarci quando siamo disorientati e perdiamo la direzione; un amico fedele che ci sta sempre vicino; ci ha dato il suo Figlio che ci perdona e ci risolleva dal peccato».
Questo significa che contemplare il presepe nelle nostre case ci aiuta a “ritornare” a Betlemme; ci aiuta ad immaginare le scene, ci invita a sentirci coinvolti nella storia della salvezza. Guardo il presepe e mi “sento” anch’io lì dentro, come se “toccassi” la povertà che il Figlio di Dio ha scelto per sé facendosi come me.
In questo quarto giorno di Novena, Signore, ti chiedo di poterti incontrare nelle piccole e povere cose di ogni giorno, delle cose di cui è fatta la mia quotidianità che spesso reputo banale…ma è lì che ti incontro, è lì che l’Incarnazione continua. È lì che vieni a cercarmi, è lì che mi stai vicino.
20 dicembre, quinto giorno
Il papa, nella sua Lettera, passa poi in rassegna i vari segni del presepe. E inizia cercando il significato del cielo stellato nel buio e nel silenzio della notte. E scrive: «Pensiamo a quante volte la notte circonda la nostra vita. Ebbene, anche in quei momenti, Dio non ci lascia soli, ma si fa presente per rispondere alle domande decisive che riguardano il senso della nostra esistenza: chi sono io? Da dove vengo? Perché sono nato in questo tempo? Perché amo? Perché soffro? Perché morirò?».
Oggi, in questo quinto giorno voglio fa risuonare dentro di me questi interrogativi…chi sono io? Da dove vengo? Perché sono nato? Perché amo? Perché soffro?… E mi accorgo che da solo non riesco a trovare risposta.
Tu solo, Signore Gesù, tu, Dio che si è fatto uomo, porti luce dove c’è buio e rischiari il mio cammino. Vieni Signore Gesù. Tu mi sei vicino.
21 dicembre, sesto giorno
Scrive il papa: «Gli angeli e la stella cometa sono il segno che noi pure siamo chiamati a metterci in cammino per raggiungere la grotta e adorare il Signore».
I primi a raggiungere la grotta sono i pastori, testimoni dell’essenziale, testimoni dell’evento straordinario ed unico della salvezza. Sono i più umili e i più poveri che sanno accogliere l’Incarnazione del figlio di Dio.
Oggi anch’io sono chiamato a diventare testimone dell’essenziale. In questo Natale 2019 non voglio lasciarmi prendere da mille cose, distrarmi con tutto e dimenticare l’essenziale, il Festeggiato.
A Dio che mi viene incontro nel Bambino Gesù, voglio rispondore mettendomi in cammino verso di Lui, per un incontro di amore e di meraviglia, di bellezza.
Vieni Signore Gesù, tu sei il mio Essenziale.
22 dicembre, settimo giorno
Nella Lettera sul presepe del papa trovo scritto: «Nei nostri presepi siamo soliti mettere tante statuine simboliche. Anzitutto, quelle di mendicanti e di gente che non conosce altra abbondanza se non quella del cuore. Anche loro stanno vicine a Gesù Bambino a pieno titolo, senza che nessuno possa sfrattarle o allontanarle da una culla talmente improvvisata che i poveri attorno ad essa non stonano affatto… I poveri e i semplici nel presepe ricordano che Dio si fa uomo per quelli che più sentono il bisogno del suo amore e chiedono la sua vicinanza».
Il messaggio che viene dal presepe è che non possiamo lasciarci illudere dalla ricchezza e da tante proposte effimere di felicità. Ni mancavanu palazzi a lu re de la natura, ma nasciu tra li strapazzi di na povira mangiatura. Il presepe mi ricorda e mi richiama la rivoluzione dell’amore, la rivoluzione della tenerezza, della condivisione con gli ultimi per rendere questo mondo più umano e fraterno, dove nessuno sia escluso ed emarginato.
Nel presepe napoletano della nostra basilica vi sono poi tanti personaggi che sembrano non avere alcuna relazione con la scena della Natività. Invece, al contrario, questa fantasia esprime che in questo nuovo mondo inaugurato da Gesù c’è spazio per tutto ciò che è umano e per ogni creatura. Dal pastore al fabbro, dal fornaio ai musicisti, dalle donne che portano le brocche d’acqua ai bambini che giocano…: il presepe napoletano rappresenta la vita quotidiana, la gioia di fare in modo straordinario le cose di tutti i giorni, e Gesù condivide con noi la sua vita divina.
Vieni Signore Gesù, santifica la mia esistenza di ogni giorno.
23 dicembre, ottavo giorno
Scrive il papa: «Poco alla volta il presepe ci conduce alla grotta, dove troviamo le statuine di Maria e di Giuseppe. Maria è una mamma che contempla il suo bambino e lo mostra a quanti vengono a visitarlo. La sua statuetta fa pensare al grande mistero che ha coinvolto questa ragazza quando Dio ha bussato alla porta del suo cuore immacolato…Vediamo in lei la Madre di Dio che non tiene il suo Figlio solo per sé, ma a tutti chiede di obbedire alla sua parola e metterla in pratica (cfr Gv 2,5)».
Accanto a Maria, c’è poi Giuseppe, in atteggiamento di proteggere il Bambino e la sua mamma. «San Giuseppe svolge un ruolo molto importante nella vita di Gesù e di Maria. Lui è il custode che non si stanca mai di proteggere la sua famiglia… Giuseppe portava nel cuore il grande mistero che avvolgeva Gesù e Maria sua sposa, e da uomo giusto si è sempre affidato alla volontà di Dio e l’ha messa in pratica».
Cerco di immaginare i pensieri e i sentimenti che avevano Maria e Giuseppe mentre il Bambino nasceva nella povertà: gioia, ma penso anche sgomento.
Maria e Giuseppe, oggi vi chiedo di saper accogliere e custodire nella mia vita il dono di Dio per me. Di essere capace anch’io di mettere in pratica la Parola. Di essere anch’io un uomo giusto.
E oggi vi voglio invitare a casa mia, dove ci sono gioie e preoccupazioni, dove ogni giorno mi sveglio, prendo cibo e sonno vicino alle persone più care. Santa Famiglia di Gesù, Giuseppe e Maria, santificate la mia famiglia e ogni famiglia!
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16 Dicembre 2019
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