Omelia di mons. G.Costanzo nel Trigesimo di don Attilio

25/11/2019 - Trigesimo don Attilio Gangemi

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Lunedì 21 ottobre 2019 si è addormentato nella pace di Cristo il sacerdote professore Attilio Gangemi. I presbiteri si sono ritrovati nella cappella maggiore del Seminario Vescovile di Acireale lunedì 25 novembre, a pochi giorni dal suo trigesimo, per ricordarlo nella preghiera e nella celebrazione eucaristica, presieduta da S.E.R mons. Giuseppe Costanzo arcivescovo emerito di Siracusa e rettore del Seminario Vescovile di Acireale negli anni precedenti l’arrivo di Padre Attilio.

Di seguito il testo dell’Omelia

– Distacco assoluto dalle cose.
– Generoso e disponibile nei confronti dei seminaristi più poveri.
– Non si risparmiava mai, fino alla fine, fino alla vigilia della sua morte (era stato a Tindari col clero
della diocesi di Patti).
– Viveva immerso totalmente nello studio e nella meditazione della Parola di Dio: “Beato chi ascolta la Parola di Dio e la custodisce nel cuore”.
Essa – come afferma Grelot – è rivelazione, promessa e norma di vita.
La risposta alla Parola come rivelazione si chiama fede; la risposta alla Parola come promessa si chiama speranza; la risposta alla Parola come norma di vita si chiama carità (“rimarrete nel mio amore se osserverete i miei comandamenti”).
Cioè, la Parola di Dio genera le virtù teologali: esse vengono infuse col Battesimo e sviluppate con l’ascolto della Parola.
• Sulle virtù teologali, poi, poggiano i consigli evangelici: sulla fede poggia l’obbedienza, che è a più grande libertà; sulla speranza poggia la povertà, che è la più grande ricchezza; sulla carità poggia la castità, che è l’amore più grande.
– Il Concilio Vaticano II ha proclamato con forza che la Parola di Dio è “saldezza della fede, cibo dell’anima, sorgente pura e perenne della vita spirituale” (DV 21).
“La Chiesa vive della Parola di Dio. In essa ha “l’annuncio della sua identità, la grazia della sua conversione, il mandato della sua missione, la fonte della sua profezia, la ragione della sua speranza”.
Giustamente il Salmista dice: “La tua Parola mi fa vivere” (Sal 119).

Ed ecco
– Il frutto della frequentazione della Parola di Dio:
• inonda di luce l’intelligenza;
• dinamizza la volontà; orienta la libertà; riscalda il cuore; interpella e scuote le coscienze; trasforma
la vita; plasma l’esistenza.
– Per ottenere questi frutti è necessaria la preghiera, come diceva S. Agostino: “La cosa più necessaria e importante è pregare per comprendere le Scritture”. E ancora: “Capire la Scrittura non è soltanto l’esito di uno studio scientifico, come in alte arti, ma consegue innanzitutto dal mettersi davanti alla Parola di Dio con docilità, con umiltà, e, ripeto, nell’atteggiamento di chi supplica, di chi invoca.
Facciamo nostra la preghiera di Agostino: “Siano le tue Scritture le mie caste delizie…Volgi la tua attenzione sulla mia anime e ascolta chi grida dall’abisso. Concedimi tempi per meditare sui segreti della tua legge, non chiuderla a chi bussa…Dammi ciò che amo…Non abbandonare questo filo d’erba assetato”.
– Vi lascio questo pensiero del Card. Martini:
“Lo studioso lavora il testo (biblico), l’orante è lavorato dal testo… La scienza aiuta a comprendere il testo, ma molto più la santità”.
– P. Attilio carissimo, noi preghiamo per te, tu prega per noi.

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26 Novembre 2019
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