La figura di san Felice da Nicosia, il suo vissuto, la sua santità. Questo il tema della seconda serata dell’appuntamento “Creati per la felicità, chiamati alla “Santità”, possiamo e vogliamo costruire un mondo fraterno nella civiltà dell’amore”, organizzato in due giorni da don Calogero Frisenda, parroco di Santa Maria degli Angeli in Acireale.
“La Comunità parrocchiale si è riunita, come ogni anno, per riflettere sulla “santità”, che vogliamo riscoprire all’interno della comunità. Quindi, siamo chiamati a scoprire quelle virtù che appartengono ad ogni Santo come, ad esempio, la pazienza, la costanza di andare avanti giorno dopo giorno, così come ci insegna papa Francesco. Chiamati, quindi, a crescere sempre nella santità e a riscoprire la bellezza del nostro essere santi vivendo quotidianamente il Vangelo.”
La serata di mercoledì 4 ha visto impegnata nelle vesti di relatrice, Teresa Scaravilli che ha presentato il tema scelto alla luce dei documenti del Concilio Vaticano II e dell’ultima Esortazione Apostolica “Gaudete et exultate” di papa Francesco.
Il secondo degli appuntamenti ha registrato tutta la passione e l’amore del relatore, prof. Gregorio Monaco che ha trattato “Il carisma e la spiritualità di san Felice da Nicosia, modello di santità per i nostri giorni”.
San Felice, al secolo Giacomo Amoroso, nacque a Nicosia nel 1715, da papà Filippo, calzolaio e da mamma Carmela Pirro, casalinga. Fin da piccolo imparò il mestiere del padre, morto un mese prima che egli nascesse. Appartenne all’Ordine minore dei Cappuccini e, per oltre quarant’anni esercitò il compito di questuante, non solo a Nicosia, ma anche nei paesi vicini.
Morì in odore di santità nel 1787.
Il 12 febbraio 1888 fu proclamato beato da papa Leone XIII e il 23 ottobre del 2005 salì alla gloria degli altari per volontà di papa Benedetto XVI.
“Per la nostra chiesa Santa Maria degli Angeli – ha ricordato, tra l’altro, il prof. Monaco – la devozione per san Felice è importante perchè il Santo ha abitato, intorno al 1750, per un paio d’anni anche qui. Da allora, egli è divenuto uno dei nostri santi protettori. Io sono terziario francescano cappuccino, e sia in famiglia che qui, abbiamo imparato a venerarlo. E’ un Santo che ha molto da insegnarci, anche oggi, con la sua umiltà, con la sua povertà gioiosa, aperta, con la sua generosità autentica, elementi che hanno contrassegnato l’operato di san Felice. Sono i segni del suo carisma, ma sono anche le linee guida di papa Francesco e, in questo, ritroviamo la modernità del Santo.”
Fra esperienza personale e studio fatto di ricerca e devozione, il prof Monaco ha così, tra commozione e gioia, ricordato il frate di Nicosia, il rapporto difficile che questi aveva con padre Macario, suo superiore, la capacità di aiutare i fratelli nel bisogno, le umiliazioni, il cilicio che portò fino alla morte per poter condividere le sofferenze di Cristo, i numerosi miracoli e la grandezza di un uomo che soleva ripetere, di fronte alle difficoltà: “Sia per l’amore di Dio”.
Rita Caramma